Visioni del futuro | Galleria San Fedele, Milano

In NEWS

Mostra dei vincitori del Premio Artivisive San Fedele 2023/2024


Con opere di Dario Pruonto – CAOS, vincitore del Premio Artivisive San Fedele, David Capuano secondo classificato e vincitore del Martini International Award, Eleonora Roaro e Tommaso Silvestroni terzi classificati, Davide Dicorato vincitore del Premio Paolo Rigamonti.

La mostra è a cura di Chiara Canali, Kevin McManus, Daniele Astrologo Abadal, Gabriele Salvaterra.

I vincitori del Premio Artivisive San Fedele 2023/2024 Dario Pruonto, primo classificato, David Capuano, secondo classificato e vincitore del Martini International Award, Eleonora Roaro e Tommaso Silvestroni, terzi classificati, Davide Dicorato, vincitore del Premio Paolo Rigamonti, espongono le loro ultime ricerche nella mostra Visioni del futuro.

A partire dalle sfide che il presente ci pone, gli artisti sono stati chiamati a immaginare il nostro domani. Dario Pruonto, in arte CAOS, espone tre opere dal titolo Tutta la poesia di ciò che poesia non è più. Realizzate con altri artisti, poeti e performer, e coinvolgendo circa 200 persone, fa interagire parola, segno, in un “lavoro di geologia poetica”. David Capuano, lavorando sul rapporto tra naturale e artificiale, descrive attraverso una fotografia interamente realizzata in ambiente digitale, l’origine del pianeta Terra, in un equilibrio tra rigore compositivo e tensione onirica. Attraverso due opere video Eleonora Roaro rivela da un lato il processo di desertificazione ed entropia ora in corso nello Utah (USA), dove si trova “Spiral Jetty” di Robert Smithson, dall’altro mette a confronto la percezione del tempo geologico con il tempo vissuto dall’essere umano. Tommaso Silvestroni propone invece alcune installazioni che rielaborano esperienze del suo passato caratterizzate da movimento e suono. Infine, Davide Dicorato, unendo collage, fotografia e installazione, esplora come nei luoghi di passaggio man mano le “cose” resistono, cambiano o scompaiono.

Fino al 14 giugno 2025
martedì – sabato 14/18
al mattino su appuntamento (chiuso i festivi)

Eleonora Roaro. Verso il punto di fuga
Eleonora Roaro è una ricercatrice visiva che interpreta attivamente i testi culturali del passato più recente o remoto per estrarre da essi nuove visioni che coinvolgono il presente. Il cinema, la storia dell’arte, il paesaggio e l’archeologia sono le scenografie altamente connotate per azioni che la coinvolgono direttamente, con la sua distintiva fisicità, in performance o rievocazioni devianti (reenactment) dalle quali è possibile creare significati alternativi.
Nei due lavori video presentati in mostra Roaro sembra confrontarsi in maniera quasi romantica con il sublime paesaggio dell’archeologia nei siti della Cornovaglia o con quello delle distese incontaminate del Nord America nelle riprese effettuate sul Grande Lago Salato, nei pressi dell’iconica opera Land Art di Robert Smithson Spiral Jetty.
Nella prima proiezione, intitolata 00:00:01:00, l’artista, sullo sfondo di affascinanti megaliti che affondano nella notte dei tempi fa scoppiare, semplicemente, un palloncino bianco. Il contrasto tra il paesaggio apparentemente incontaminato ma caratterizzato a livello preistorico, la presenza umana contemporanea e l’oggetto-palloncino con la sua artificialità creano un cortocircuito narrativo nel quale si nasconde anche un significato simbolico meno evidente. Nello stringato sviluppo, lo scoppio del palloncino corrisponde al tempo dell’Antropocene paragonato a quello della storia del mondo: un piccolo “boom” microscopico che però sta cambiando radicalmente la natura della Terra e del nostro vivere in essa.
Vanishing point (punto di fuga) ragiona su simili questioni legate all’entropia, al cambiamento del paesaggio e al ruolo dell’essere umano al suo interno. Partendo dal bordo dell’opera Spiral Jetty (1970) di Smithson, per molto tempo sommersa dalle acque del Grande Lago Salato, Roaro cammina in direzione dell’acqua fino a scomparire all’orizzonte. Il movimento del corpo dell’artista e il tempo necessario a raggiungere la riva attuale del lago concretizzano immediatamente il processo di desertificazione e di continuo mutamento che hanno interessato l’area negli ultimi decenni.
Eleonora Roaro in questi lavori personifica una nuova Viandante sul mare di nebbia, una viaggiatrice capace però di superare la cornice della rappresentazione, entrare nella realtà e farsi carico di implicazioni ambientali oggi ineludibili.

testo di Gabriele Salvaterra